Salve GameHz,

l’argomento di oggi è sempre molto caldo e attuale e soprattutto interessa tutti noi videogiocatori, o almeno i videogiocatori seri. Parliamo dunque del prezzo dei videogiochi con l’intento di aprire un dibattito e un confronto con voi lettori, un dibattito che vorremmo continuasse nel tempo. E’ importante discutere di tutto quello che tocca noi videogiocatori, cercando di capire come il mondo videoludico si sta evolvendo.  

Aumento del prezzo dei videogiochi = aumento del costo delle produzioni

Come sappiamo, il lancio delle nuove console PlayStation 5 e Xbox Series X/S, vendute al prezzo medio di 499 euro, ha visto un contestuale aumento del prezzo dei videogiochi di circa 10 euro, passando dai 70 a 80 euro. La prima è stata 2K ad annunciare che la versione di nuova generazione di NBA 2K21 sarebbe costata 10 euro in più rispetto alla sua versione attuale. Un altro terremoto ha scosso dunque il mondo dei videogiochi. Un terremoto causato dallo scontro di due faglie: da un lato il costo al dettaglio dei giochi, dall’altro il costo dello sviluppo dei titoli, in particolare i tripla A, che ha subito une mega impennata nell’ultimo decennio. Questo scontro ha causato tante polemiche, tante discussione e ha coinvolto alcuni personaggi noti del mondo videoludico che si sono resi protagonisti con alcune dichiarazioni.

L’anno scorso, nel corso di un’intervista, l’ex capo di PlayStation USA Shawn Layden, affermò che ogni generazione di console successiva ha raddoppiato i costi di sviluppo, lasciando il budget degli attuali giochi AAA di generazione tra 80 e 150 milioni di dollari. Questo è in gran parte dovuto al numero di persone necessarie per realizzare un gioco AAA competitivo oggi. Un modello del genere (in continuo aumento) non è sostenibile e lo sarà ancora meno in futuro.

Un esempio è quello del team di sviluppo originale di Assassin’s Creed che si è triplicato, arrivando a 450 persone per il suo primo sequel e solo quattro anni dopo Black Flag ha portato il totale a quasi 1.000. Allo stesso tempo, il tempo necessario per realizzare un gioco con un budget elevato è aumentato. The Last of Us 2 ha impiegato il doppio del tempo per realizzare il suo predecessore, ad esempio.

prezzo dei videogiochi

Vogliamo giocare di più ma non vogliamo più spendere

L’aumento delle piattaforme che vendono titoli a prezzi scontati, i saldi e l’avidità dei videogiocatori hanno inciso non poco sull’aumento dei prezzi. Vogliamo giocare a tutto il prima possibile, abbiamo dimenticato la bellezza dell’attesa e non appena abbiamo il gioco tra le mani, questo dura un attimo pronto ad essere sostituito subito da un altro gioco. Finire un gioco ormai è diventato impensabile, non ci soffermiamo più sulle storie, sui retroscena di sviluppo e dopo 10 ore di gioco (che ci sembrano un’infinità) diventiamo tutti maestri sviluppatori pronti a puntare il dito al malcapitato di turno. Tutto questo non è sano e sicuramente i servizi come Game Pass non aiutano perchè con 15 euro abbiamo a disposizione un catalogo immenso di titoli (alcuni anche al day-one), ma che sicuramente per alcuni non è abbastanza. 

Senza fare nessun paragone con gli anni passati, chi di voi ricorda il rapporto con i giochi per PS1, PS2 e Xbox: una vera e propria conquista sia in termini di acquisto sia in termine di esperienza vera e propria. Il gioco veniva rivoltato come un calzino, veniva vissuto. 

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E se il prezzo elevato giovasse ai videogiocatori?

Un prezzo dei videogiochi più alto in generale andrebbe a vantaggio dei giocatori? Domanda da un milione di dollari, perchè proprio su questo quesito l’utenza videoludica tende a spaccarsi completamente. Alcuni giustificano l’aumento del prezzo con l’aumento dei costi di produzione e sono ben disposti a spendere quella 10 euro in più, poichè il lavoro svolto dagli sviluppatori deve essere giustamente retribuito e io videogiocatore vivo una nuova esperienza gratificante. Altri invece, non sono disposti a pagare di più e aspettano un calo di prezzo o magari l’arrivo su piattaforme che il Game Pass di Xbox, PlayStation Now, ecc. 

I videogiochi e le microtransazioni

Negli ultimi tempi, giusto per aggiungere benzina sul fuoco, sono subentrate le micro-transazioni e in merito a questo, il game director di God of War Cory Barlog, ha affermato:

I giochi devono aumentare di prezzo. Preferisco un aumento iniziale del prezzo al panorama infernale pieno di microtransazioni sempre in contanti che alcuni giochi sono diventati.

Affermazione condivisibile poichè ad oggi le microtransazioni sono diventate parti integranti del gioco: all’inizio era la semplice armatura; poi sono diventati pass stagionali e dlc. Più di recente, gli sviluppatori di AAA si sono completamente affidati alle loot box, una pratica addirittura bandita in un numero crescente di paesi.

Di contro gli editori non vogliono necessariamente trovare un sostituto per le loot-box. Contrariamente all’opinione popolare, si preoccupano di ciò che i giocatori pensano di loro. Nel momento in cui, nonostante tutte queste microtransazioni e loot-box vengano demonizzate, gli editori e i produttori si rendono conto che il titolo viene venduto, continuano con questa strategia. Cosa vuol dire questo? Fino a quando ci saranno utenti disposti a spendere cifre sempre più alte, i prezzi dei giochi aumenterà. Purtroppo però l’aumento dei prezzi non comporterà automaticamente l’aumento di qualità del prodotto. 

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C’è una soluzione all’aumento dei prezzi?

Al momento non sembra esserci soluzioni, nè tantomeno ipotesi proposte da chi i videogiochi li crea o li vende per contrastare l’aumento del prezzo dei videogiochi. A d oggi l’unica seria idea suggerita sembra essere quella dello stesso Layden: semplicemente bisogna realizzare giochi più brevi: se The Last of Us 2 non fosse stato il doppio più lungo dell’originale, non sarebbe costato così tanto. Ma è difficile invertire questa tendenza quando i giocatori si sono già abituati alla proliferazione di mondi aperti e ad un flusso costante di intrattenimento creato dai giochi, in particolare da quelli come servizio. Meno controverso, forse, aumentare il prezzo durante il passaggio a una nuova generazione, un momento in cui i consumatori sono generalmente felici di fermarsi per vedere di cosa è capace il loro nuovo hardware. 

 

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