Ho parlato spesso dei videogiochi, paragonandoli spesso a dei film interattivi (ed alcuni lo sono per davvero). In questo articolo, perciò, vorrei concentrarmi solo su questa categoria, ovvero: tutti quei videogiochi che non mettevano solo alla prova il giocatore, ma che trasmettono un’emozione, positiva o negativa, al giocatore alla fine.
Il primo che citerei per questa categoria è un videogioco che è principalmente basato su questo: Life is Strange. Tale videogioco, sebbene sia peggiorato coi sequel, non richiedeva grandi abilità videoludiche, bensì era fatto solo per emozionarci quasi ogni momento, dato che ogni momento del gioco poteva cambiare, quale più, quale meno, l’esito della trama ed era sempre un colpo al cuore, soprattutto per i due finali che a me, personalmente, piacevano entrambi ed è il primo gioco che vidi con più di un finale che non aveva i classici good e bad ending.
Come non citare poi Assassin’s Creed che richiede un minimo di impegno ma che, i vari capitoli, in modo diverso, scaturiscono emozioni per ogni personaggio. Infatti, anche se, tra i vari giochi, ci sono stati cambi di rotta di dubbia piacevolezza, lo stile di trasmettere emozioni/messaggi, non è mai cambiato, come anche spiego in questo mio articolo in modo più approfondito.
Come non citare anche Resident Evil, altra mia saga preferita col suo capitolo più emozionante, sebbene poco apprezzato dai puristi: il numero 6. In questo capitolo, oltre ad affrontare un’unica storia dal punto di vista di ogni personaggio, la scena più triste è stata il sacrificio di Piers Nivans poiché infettato dal virus autoinflitto per poter sconfiggere una creatura.
Vorrei, per questo articolo, citare pure Stanley Parable che, sebbene giocato oggi sembra una buona idea poco sviluppata, all’epoca fece abbastanza scalpore vedere un videogioco così psicologico e basato sulle scelte del protagonista. Naturalmente, in modo totalmente opposto a Life is Strange, perché Stanley Parable non ha una così ben storia ben definita, bensì, si basa molto di più sul prendere (a volte, in giro) il giocatore facendolo riflettere anche filosoficamente sulla vita, sebbene lo faccia in modo poco approfondito e graffiante, concludendosi spesso in un nosense, a volte, inopportuno.
Come poi non citare Town of Light: un indie italiano ambientato nell’ex manicomio di Volterra dove la protagonista ci ritorna per ricordare bene cosa fosse successo; il tutto ispirato ad una storia realmente accaduta.
Ultimo, ma non ultimo, naturalmente Last Day of June in cui, si assiste alla morte della moglie del protagonista con un’intro simile a quella del film UP. Il protagonista cercherà in tutti i modi di salvare la moglie facendo cambiare il più possibile tanti eventi del passato, per poi scoprire che…
Ma tutti questi giochi che ho citato, poichè ho potuto provarli, sono per PC. Ditemi, quindi, se ne ho dimenticato qualcuno che vi ha emozionato per tutte le piattaforme, ovviamente, perchè è il genere di videogioco che preferisco quello che non mette solo alla prova il giocatore, ma che ti lascia qualcosa come un messaggio o una semplice emozione.
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Salve a tutti, cari FollowHz!chi si stava approcciando ad Assassin's Creed in questo periodo arrivando ad Assassin's Creed Black Flag si sarà ritrovato davanti...