Salve cari FollowHz e benvenuti in questo quarto appuntamento di “Le Store del Corvo” dedicate al romanzo cinese “Viaggio in Occidente”!

La volta scorsa avevamo lasciato il nostro scimmiotto, divenuto re del clan della montagna dei fiori e dei frutti, prendere il mare con una zattera per cercare un saggio, un illuminato o un essere celestiale che potesse svelargli il segreto dell’immortalità.

Sospinto dal vento, il re scimmia si diresse verso la costa nordoccidentale del continente Jambu  del sud e, una volta sceso a terra, trovò molta gente indaffarata nelle più disparate attività: chi pescava, chi dava la caccia alle oche selvatiche, chi raccoglieva il sale o le conchiglie.

A quel punto il re scimmia decise volersi divertire un po’, così fece un po’ di boccacce agli uomini sulla riva spaventandoli al punto da farli scappar via quasi tutti.

Un tipo rimasto pietrificato dal terrore venne spogliato e i suoi indumenti vennero indossati dallo scimmiotto.

Il suo viaggio proseguì da una contrada all’altra, da un villaggio all’altro imitando i gesti e gli atteggiamenti degli uomini che incontrava durante fiere e mercati.

Sun Wukong in viaggio

(Immagine tratta da CCTV电视剧)

Un unico pensiero dominava la sua mente di primate: trovare un santo, essere immortale o buddha che potesse riferirgli il segreto dell’eterna giovinezza, ma lungo la via beccava solo gente interessata a parlare di sè o ad accumulare denaro.


Contadini che sognano nuovi, costosi finimenti per i buoi e muli, ministri che sognano di essere re, mercanti che inseguono ricchezze, tutti a voler accumulare beni, soldi e fama dimenticando il terrore di Yama.

Dunque non era ancora giunto, per la scimmiesca altezza, il momento di trovare il grande segreto, e pazientemente proseguì il tragitto.

Passarono otto anni nei quali il re scimmia passò per ogni città e villaggio del continente Jambu del sud, sempre alla ricerca degli esseri eccelsi in possesso del grande segreto.

Alla fine di questo lungo periodo, improvvisamente lo scimmiesco Sire si trovò davanti alla grande distesa dell’oceano dell’ovest.

Pensando che al di là del mare dovessero comunque esserci dei saggi ed esseri illuminati, si costruì una nuova zattera simile alla prima e salpò alla volta dell’oceano occidentale finchè non giunse presso il continente dell’ovest.

Una volta sbarcato, si mise subito in marcia camminando molto a lungo prima di imbattersi in una bellissima e maestosa montagna la cui base era ricoperta da una fitta foresta.

Senza timore di lupi, tigri o pantere, lo scimmiotto scalò il monte in modo da poter osservare il paesaggio dalla sua cima.

Una volta giunto in vetta, gli si presentò davanti un paesaggio magnificamente splendido:


Mille picchi come alabarde brandite da altrettanti soldati, e
raggi di sole che attraversano i manti di nebbia tutt’intorno.
Le rocce grigie che al tocco della pioggia si colorano di verde.

Alberi secolari avvolti da intricati veli di liane, ruscelli d’acqua freschissima che scorrono lungo i sentieri, fiori dai colori e forme inusuali, piante di una bellezza mai contemplata, sempre fiorenti in ogni stagione.

Dolce canto di uccelli nascosti tra i rami si udiva da ogni parte, annunciando i giorni della gioiosa stagione primaverile.


Coperte di orchidee ricoprivano forre e burroni, licheni e morbidi muschi tappezzavano fianchi di rupi e grandi massi.

Un luogo tanto incantevole non poteva che essere il rifugio di grandi esseri saggi.

Osservava estasiato questo spettacolo il re scimmia, quando a un tratto sentì provenire dal folto del bosco una voce umana.

Sfrecciando tra le fronde degli alberi sentì che vi era un uomo che cantava, e nell’udire i versi di quel motivo una frase in particolare colpì la sua attenzione: “Prosegue la mia vita tranquillamente, e da solo, alle volte, mi imbatto negli immortali: mi espongono remota sapienza della corte gialla.”
Trattenendo a fatica la gioia, lo scimmiesco monarca disse fra se : “E qui dunque che degli immortali si nascondono!”

Balzo fuori dal suo nascondiglio di fronde e si trovò davanti un boscaiolo intento ad abbattere un albero.

Quanto mai inusuale era il suo aspetto!

Foglie di bambù adornavano il suo capo, a coprirne il corpo una tunica di leggera tela cinta da una cintura di seta non molto comune.

Sandali di paglia stretti da lacci di foglie di carice, in mano una scure la cui testa era tenuta ferma da una corda di canapa.

Nessuno meglio di lui poteva abbattere pini e spaccare alberi morti!
Il sovrano delle scimmie si avvicinò all’uomo e gli si rivolse con queste parole: “Salute, venerabile maestro immortale! Il vostro discepolo vi rende omaggio!”

Stupito al punto da far cadere a terra la scure, il taglialegna si volse e rispose: “No, non sono un immortale, ma pover’uomo che ha appena di che bere e mangiare; come potrei anche solo pensare di farmi trattare come un essere eccelso?”

“Se dunque non sei un immortale,” chiese il re scimmia “perché parli come loro?”

“Ma io non parlo come loro” disse il boscaiolo.

“Sul bordo del bosco ti ho sentito cantare queste parole: ‘ Prosegue la mia vita tranquillamente, e da solo, alle volte, mi imbatto negli immortali: mi espongono remota sapienza della corte gialla.’

La corte gialla possiede la verità sul Tao e sulla Virtù.

Se non sei un essere immortale, allora cosa sei?”

Rispose ridendo il boscaiolo: “E’ vero che questa canzone è chiamata ‘La Fragranza della Corte Profumata” e un Immortale che abita vicino alla mia capanna mi ha insegnato a cantarla.

Poichè mi vedeva afflitto dai problemi e dalle fatiche di tutti i giorni ha fatto in modo che imparassi a recitare questi versi durante i momenti in cui mi sentivo giù, così da potermi rilassare e affrontare al meglio le difficoltà.


Pochi minuti fa mi sentivo pieno di ansia e mi sono messo a cantarli, e mai mi sarei sognato che mi stessi ascoltando”.

Disse il re scimmia “Dato che hai la fortuna di avere un Immortale per vicino, potresti chiedergli di farti suo discepolo per insegnarti la ricetta per la vita eterna. Non ti è mi venuto in mente di chiederglielo?”

“Il fatto è che ho sempre condotto una vita dura”, rispose il taglialegna. “i miei genitori mi hanno cresciuto fino a circa l’età di otto anni, e quando stavo appena cominciando a capire qualcosa mio padre mori, e visto che non avevo fratelli o sorelle, mi è toccato vegliare su di lei giorno e notte.
Adesso che è anziana, ha bisogno di me più che mai.

La nostra terra è poco fertile e incolta, e non ci basta per ricavare cibo e vestiti a sufficienza.

Così vengo spesso qui per tagliare legna da vendere al mercato per ricavare qualche sacchetto di riso da cuocere per sfamare mia madre e me, magari bevendo giusto una tazza di tè. Per questo non mi è possibile coltivare il Tao.”

“Da ciò che dici”, disse lo scimmiotto, “deduco che tu sia un bravo uomo e un figlio devoto.

Questo ti sarà senz’altro tenuto in conto.
Ma ti sarò molto grato se potrà mostrami dove quell’Immortale vive, così da potergli rendere omaggio”.

“Non è molto lontano da qui. Questa è la Montagna della Torre del Cuore, e l’Immortale abita nella Grotta della Luna Pendente e delle Tre Stelle.
Egli è conosciuto come il patriarca Subhuti.

Ci saranno più o meno quaranta suoi discepoli a praticare sotto la sua guida.

Prosegui in direzione sud per un paio di miglia e raggiungerai la sua dimora”.

“Portami da lui, amico mio” disse lo scimmiotto. “Se ne ricaverò beneficio, ti prometto che ricompenserò la gentilezza che hai avuto nell’accompagnarmi.”

“Non mi hai ascoltato? O proprio non ti entra in testa.”

Disse il taglialegna, “se vengo chi si occuperà del lavoro e di assistere mia madre? Vai da solo, io ti ho indicato la via, qui ho da fare a raccogliere legna”.

Dopo aver udito queste parole il re scimmia non potè che congedarsi e avviarsi verso la direzione indicatagli dal taglialegna.


Dopo essere uscito dalla foresta e trovato il sentiero, discese il fianco della montagna fin quando non si trovò davanti alla caverna dove abitava patriarca Subhuti.

L’area intorno all’entrata del santuario era di una magnificenza incomparabile, con distese di cipressi e canne di bambù a incorniciare i fianchi delle pareti di roccia ai lati dell’antro, davanti al quale si stendeva un sontuoso tappeto di fiori, e muschi color di giada a decorare i massi che punteggiavano il terreno.

Animali di ogni specie, dal leone all’elefante, dai candidi cervi alle gru dominano incontrastati quel luogo che sembrava rivaleggiare con il paradiso.

L’ingresso dell’antro era chiuso da una porta, non vi era che calma e silenzio, senza che vi fosse traccia di uomini nelle vicinanze.

Alzando per un momento lo sguardo, il re scimmia vide in cima alla rupe sovrastante una grande lastra di pietra nella quale era riportata una iscrizione a grandi caratteri che recitava quanto segue:

“MONTAGNA DELLA TORRE DEL CUORE, GROTTA DELLA LUNA PENDENTE E DELLE TRE STELLE ”

Ubriaco di gioia e letizia, l’Affascinante Re Scimmia esclamò: “che gente brava e onesta quella di queste partì! L’informazione era giusta!”

Rimase a lungo a osservare quella scritta senza osare di bussare; a un certo punto salì sul ramo di un pino e da lì si mise a raccogliere pigne, mangiucchiarne i semi e buttando i gusci via.


Stette ancora a divertirsi così per un po’ di tempo fino a che la porta non si aprì.

Uscì fuori un ragazzino immortale, dal portamento aggraziato e colmo di dignità, il volto irradiante purezza.

Un essere ben differente dai ragazzini che si incontrano solitamente.
Mezzo secondo dopo essere uscito, si mise a gridare: “Chi è che fa questo baccano?”

Il re scimmia scese subito dall’albero e, con un inchinò reverenziale, si presentò: “Ragazzo immortale, sono un discepolo in cerca Tao e del segreto dell’immortalità.


Mi guarderei bene dal fare bacano in un luogo santo come questo”.

“Dunque, saresti alla ricerca del Tao?”, chiese il ragazzino con un sorriso.

“Si”, rispose il re scimmia.

“Il maestro si è da poco alzato dal giaciglio,” disse il ragazzino “ e stava per prepararsi a parlare del Tao, ma prima ancora di dare inizio alla lezione mi ha detto di aprire la porta.

Mi disse ‘E’ giunto qualcuno che aspira a conoscere il Tao e attende là fuori.
Va a dargli il benvenuto’.


Presumo che si riferisse a te”.
“Si, è a me che si riferiva” disse con un sorriso il re scimmia.

“Seguimi” rispose il ragazzo.

 

(Continua..)



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