jacopo 104Salve a tutti cari followHz,
come vi ho già raccontato in un precedente articolo intervista, sono molto affascinato al mondo delle voci che, per me svolge un ruolo di tipo sociale rendendo godibile un prodotto a tutti senza distinzione di ceto,  conoscenze linguistiche e disabilità (ad esempio un non vedente è oggettivamente impossibilitato a fruire dei sottotitoli).
Negli ultimi anni, il panorama del doppiaggio sta incuriosendo molte persone tanto da spingerle a voler scoprire chi si cela dietro ai personaggi che fanno loro compagnia durante film, serie tv, cartoni animati e prodotti videoludici.
L’obiettivo di queste interviste è per l’appunto farvi conoscere qualcosa in più (anche dal punto di vista dei loro gusti ed i loro trascorsi in fatto di videogiochi) di chi da voce ai vostri eroi.
Cosa hanno in comune Yuya Sakaki di Yu-Gi-Oh! Arc-V, Don Diego De La Vega e Spider Man
Questi tre curiosi personaggi hanno voce e vita grazie al giovane attore e doppiatore Jacopo Calatroni che abbiamo avuto il piacere di intervistare.

Dunque, senza ulteriori indugi passiamo a questa interessante intervista:

Ciao Jacopo, per prima cosa ti ringrazio per aver dedicato del tempo per scambiare qualche parola con noi,  e vorrei porti alcune domande inerenti te ed il tuo affascinante lavoro:

1 Quando ha avuto inizio la tua carriera nell’ambito del mondo delle voci?

“Ciao ragazzi, e grazie a voi! Se parliamo di doppiaggio, ho iniziato circa nove anni fa. Ma come tutti i “professionisti della voce”, parto da una base attoriale a tutto tondo: per qualche anno, a cavallo tra la fine del liceo e l’università, ho lavorato in teatro con due diverse compagnie. È lì che ho affinato le mie capacità di uso della voce per trasmettere emozioni. Ora faccio praticamente solo doppiaggio, a parte qualche sporadica collaborazione a progetti in video”.

2 A livello professionale, che differenza passa tra il prestare la voce per un prodotto cinematografico, televisivo o videoludico?36344ca48475f863c1fe44d1c1cfab3f L

“Tra il cinema e la TV non c’è grossa differenza, se non a livello di tempi di lavorazione: su produzioni più grosse hai la possibilità di rivedere la scena più volte e di andare a cesellare meglio le battute, ma grosso modo il lavoro è lo stesso. Si procede scena per scena, osservandola e studiando la performance dell’attore originale, per poi “ricalcarla” nella nostra lingua il più fedelmente possibile. Nei videogiochi il lavoro è decisamente più frammentario e disordinato: le scene doppiate non sono quasi mai consecutive, e il grosso del lavoro (tutta la parte in game) viene fatto seguendo unicamente l’audio originale, senza riferimenti video. Spesso, sopratutto negli ultimi tempi, ci viene fortunatamente fornito un contesto, che sia un’indicazione dell’azione del personaggio o il dialogo in cui la battuta è inserita, ma una volta non era così. Al giorno d’oggi però l’attenzione per il doppiaggio dei videogiochi è salita vertiginosamente, perché nei prodotti di fascia alta c’è una grande attenzione alla recitazione e alla componente narrativa, e non ci si può permettere di “navigare al buio” come una volta. Per fortuna, quindi, per la maggior parte delle cinematic abbiamo riferimenti video, che siano scene finite, work in progress o addirittura le riprese degli attori originali mentre facevano motion capture”.

3 Hai un ricordo da bambino o adolescente legato a qualche console e giochi ancora quando puoi ai videogames?

“Sono un discreto videogiocatore tuttora, a dire la verità. Sono legato alla PlayStation (e in misura minore alle console portatili Nintendo); tra i miei titoli preferiti ci sono i Batman Arkham, la serie di Kingdom Hearts, i giochi Pokémon e i titoli della Quantic Dream, ma anche Uncharted e alcune chicche horror come i e Rule of Rose. Tutta roba single-player, come vedete. Non mi piacciono le competizioni online, mi annoia non avere una storia”.batman arkham collection jpg 1400x0 q85

4 Come ti poni in merito al binomio videogiochi=violenza? Ritieni che i videogiochi possano avere una finalità educativa?

“Trovo che sia un discorso ai limiti del demenziale. Qualunque opera finzionale, e non solo i videogames, contiene elementi di violenza. Sta alla società e ai genitori contestualizzare un prodotto come “opera di fantasia” e far capire ai figli i confini che non vanno valicati in questo senso. Non sono i videogiochi a dover educare, ma la vita reale. Ogni cosa che racconti una storia (libri, fumetti, prodotti di intrattenimento) ha il potere di insegnarci qualcosa, ma è la società che deve fornirci gli strumenti per cogliere i messaggi. Se alla generazione attuale questi mancano, la colpa non è di sicuro di Grand Theft Auto. Certo, è più comodo trovare un capro espiatorio che fare autoanalisi”.

5 Hai doppiato Spider-Man, il colosso videoludico campione d’incassi ma qual è il personaggio in cui ti sei immedesimato di più e che ti è piaciuto maggiormente interpretare?spiderman

“Proprio Spidey. Ho un legame molto profondo col personaggio, nato leggendone i fumetti da adolescente. È il mio personaggio preferito in assoluto, e avere la fortuna di interpretarne una versione è stato un vero sogno da attore divenuto realtà. Ho avuto bellissime esperienze anche con altri personaggi, soprattutto provenienti dal mondo dell’animazione, ma difficilmente qualcuno potrà scalzare il ruolo che ha avuto Peter nella mia vita. Era nella mia tesi di laurea, è tatuato sul mio braccio e c’era un suo Funko Pop sulla mia torta nuziale al posto della bambolina dello sposo. Già, sono proprio un nerd!”

6 Che effetto fa sentire la propria voce all’interno di un prodotto?jacopo 060

“Le prime volte è straniante. Devi imparare soprattutto a sospendere l’autocritica, la voglia che ti prende di analizzare ogni singola battuta e capire se e come potevi farla meglio o peggio. Dopo un po’ ci si fa l’abitudine. In generale riesco a guardare cose che ho doppiato senza farmi condizionare troppo, cercando di concentrarmi sul personaggio e non su di me come attore; c’è un solo caso in cui la mia voce non la sopporto proprio: nelle pubblicità. Mi innervosisce sentirmi in radio mentre sono al bar o in macchina, e magari sto parlando. Una volta è partito un mio spot alla radio in filodiffusione mentre ero in bagno. Esperienza orribile”.

7 Cosa consiglieresti a qualcuno che vorrebbe intraprendere la tua carriera lavorativa?

“Parti dalla recitazione. Ultimamente il doppiaggio va di moda e ci si improvvisa doppiatori, studiando solo lo stretto indispensabile riguardo all’uso della voce. Niente di più sbagliato. Per andare avanti in questo mondo serve una solidissima base recitativa, devi essere attore prima che doppiatore. E poi, armati di umiltà e pazienza. Il lavoro non è molto, e la competizione è serrata. Non sopravvalutarti, e abituati alla frustrazione dei primi tempi”.

8 Siamo alla fine dell’intervista: ti ringraziamo tantissimo per il tempo che ci hai dedicato e quindi ti chiediamo: Puoi anticiparci qualcosa dei tuoi progetti futuri? C’è un personaggio in particolare che vorresti doppiare in futuro?

“Purtroppo non posso raccontarvi nulla dei progetti a cui sto lavorando, siamo soggetti a accordi di non divulgazione molto restrittivi, specialmente in campo videoludico! Però sì, sto partecipando a un paio di giochi in uscita prossimamente con ruoli principali. Per quanto riguarda il personaggio da doppiare in futuro… direi che il mio “bonus desiderio” l’ho già giocato, quindi spero solo di continuare a migliorare e potermi mettere alla prova come attore con qualche ruolo che mi stupisca”.

Ognuno di noi, da sempre, da quando ne ha memoria è abituato a sentire queste voci ricollegandole a personaggi che spesso e volentieri appartengono al mondo della fantasia, poi si cresce e col tempo si capisce che non è così; quei disegni parlano perché c’è una persona che glie lo permette.
Qualche anno dopo hai la possibilità di intervistare quella persona, a quel punto oltre a scoprire un uomo simpatico e alla mano, apprendi quante siano le cose che vi accomunano.

Grazie di cuore davvero Jacopo.

 

 

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