Salve a tutti cari followHz,
molto spesso (più di quanto vorremmo) ci troviamo a parlare del problema legato all’isolamento dovuto alla tecnologia (PC, cosole ecc.) già in precedenza vi abbiamo raccontato degli hikikomori, fenomeno nato in Asia ma che purtroppo si sta espandendo rapidamente anche da noi.
Oggi voglio raccontarvi un caso avvenuto sabato pomeriggio di cui giornali e tv hanno parlato:
siamo nella zona sud di Torino, precisamente nel quartiere Mirafiori, ore 16, un ragazzo di 19 anni si è gettato dal quinto piano del palazzo in cui vive dopo una discussione con la madre in quanto il giovane passava gran parte della giornata recluso tra le quattro mura della sua camera.
La situazione vissuta dal giovane, unita al grado di disperazione della donna, hanno fatto scaturire l’ennesima lite che ha portato la signora a compiere il gesto “estremo”: privare suo figlio della tastiera.
Il gesto della madre disperata ha portato il ragazzo a compiere l’insano gesto.
Nell’impatto con il suolo il ragazzo ha riportato traumi multipli al volto, al cranio e alle vertebre, ed è stato trasportato con urgenza presso l’ospedale CTO di Torino, dove ora è ricoverato in gravi condizioni e in prognosi riservata.
Non sono ovviamente mancate le opinioni del vicinato che era sconvolto da quanto accaduto, queste le parole di una vicina:

 

Quando la madre gli diceva che doveva smettere, a volte le alzava le mani

la donna poi aggiunge di aver visto il ragazzo per la prima volta proprio sabato, quando , scesa giù al palazzo lo ha visto riverso al suolo perchè era stata svegliata da un pianto (scopertosi poi essere della madre).
Un’altra vicina racconta che i due avevano bisogno di essere curati:

 

Non stava bene la mamma, era depressa e aveva bisogno di cure, ma non penso le avesse, e lo stesso dicasi per il figlio.

La donna poi preoccupata ha aggiunto:

Anche io ho un figlio di 23 anni e ci litigo sempre. Se ci penso mi viene da piangere.

Proprio ieri, parlavo degli hikikomori con mio fratello. Insieme a lui ragionavo di come in Asia abbiano capito la gravità del problema e siano corsi ai ripari per fornire a chi ne necessita tutte le cure del caso.
In Italia invece il discorso è un po’ diverso, qui si è capito che esiste il problema, ma a livello patologico non abbiamo acora una classificazione, allora che aspettiamo?

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