Salve a tutti cari FollowHz! Lo studio indipendente Navegante Entertainment propone Greak, il suo primo e particolare titolo dai toni fantasy e dall’atmosfera caratteristica. Saranno riusciti a lasciare il segno e proporre un titolo degno di nota? Scopritelo in questa nostra recensione!

Benvenuti in questa nuova recensione. Se siete preoccupati per eventuali spoiler, potete stare tranquilli. In questa sede tratteremo solamente gli aspetti della trama già noti e ne approfondiremo altri che caratterizzano l’opera dei ragazzi di Navegante ed edita da Team17. Quindi sedetevi comodi e buona lettura!


Storia e Personaggi

Nel mondo di Azur, nel quale una piaga minaccia la sopravvivenza dei sui abitanti, ci ritroveremo a vestire i panni di Greak, un ragazzino appena ripresosi da un assalto dei Demoni Urlag. Ci risveglieremo infatti in un villaggio (che poi fungerà da HUB principale) nel quale gli abitanti sono intenti a costruire un dirigibile per fuggire dalla ormai morente terra di Azur colpita dalla piaga. Il nostro compito sarà quello di riunirci ai nostri due fratelli Adara e Raydel sparsi per il mondo e di trovare un modo per fuggire con il resto dei sopravvissuti. Certamente non una storia degna di un Oscar, ma si tratta unicamente di un piacevole contorno per il gradevole mix di generi che Navegante propone.

In generale, come confermato dagli stessi sviluppatori, il concetto che principalmente hanno voluto sottolineare è quello di unione e di famiglia, e vi possiamo garantire che, da questo punto di vista, il titolo raggiunge pienamente il suo scopo. I personaggi sono ben caratterizzati e distinguibili tra di loro. Anche gli NPC svolgono molto bene la loro funzione e vi potranno regalare qualche piacevole sorpresa. Un po’ meno convincenti risultano i “cattivoni di turno”, ossia i Demoni Urlag: dei demoni senza un apparente scopo ne intelletto, il cui unico fine sembra quello di rompere le scatole senza motivo logico, del tutto paragonabili a degli zombie senza cervello.


 

Gameplay e Level Design

Greak: Memories of Azur, come definito dagli stessi sviluppatori è un “MetroidVaTrine”, ossia un titolo che prende ispirazione nelle meccaniche dai tre titoli facenti parte della definizione: Metroid, Castlevania e Trine. Quest’ultimo titolo in particolare è quello che conferisce maggior originalità all’opera; a mio avviso sia punto di forza che maggior debolezza dell’opera stessa. Tale debolezza, sempre secondo il mio parere, è data dalla difficoltà di gestione di ben tre personaggi in contemporanea; se in Trine potevamo cambiare in tempo reale personaggio in utilizzo ma mantenendone sempre e soltanto uno attivo su schermo, in Greak questo non avviene. Nel titolo di Navegante, infatti, all’interno dei livelli i personaggi dovranno essere comandati singolarmente o tutti insieme in un unico gruppo che agisce all’unisono, o quantomeno questi erano gli intenti degli sviluppatori. Se il concetto di unione e gioco di squadra è infatti maggiormente valorizzato da questa meccanica, questo potrebbe diventare unicamente fonte di stress e frustrazione in alcuni frangenti, uno fra tutti le Boss Fight.

Il titolo consente di controllare singolarmente i personaggi, cosa che risulta essere assai appagante vista la diversità di approcci e caratteristiche uniche di questi, ad esempio la capacità di Greak di percorrere dei tunnel stretti, quella di Adara di fluttuare e colpire dalla distanza e quelle di Raydel di possedere utili attrezzature a discapito dell’incapacità di nuotare. Il titolo mostra però il fianco quando si utilizza l’apposita funzione per spostare e controllare l’intero gruppo, sia compattato che non. Nella teoria compattare il gruppo dovrebbe agevolare gli spostamenti, ma purtroppo in alcuni frangenti è capitato che i personaggi, anche se tutti ben raggruppati, rispondessero diversamente ad alcune situazioni platform come l’aggrapparsi ad una sporgenza per poi risalire l’ostacolo (evento assai frustrante che potrebbe anche portare alla morte del personaggio che non riuscirà a risalire, con conseguente morte anche del resto della squadra). In più, proprio a causa delle distinte caratteristiche dei tre protagonisti, le loro abilità sono molto differenti, cosa che complica esponenzialmente il loro utilizzo durante le battaglie, soprattutto quelle più impegnative nelle quali saremo confinati nelle tipiche Boss Stage. Un esempio banale riguarda l’utilizzo della schivata, che in battaglia può essere fondamentale e che non è prerogativa di tutti e tre i personaggi: questo vi costringerà, probabilmente, a farne a meno all’interno di uno scontro. Il problema, a mio avviso, risiede nella scarsa gestione della IA dei nostri compagni che, in mancanza di nostri precisi comandi, si limiteranno ad attaccare quando in pericolo senza mai spostarsi e risultando così quasi unicamente un peso, visto che alla loro dipartita seguirebbe necessariamente quella del personaggio da noi controllato al momento.

Al di là di questi evidenti problemi di gameplay design, tipici di una software house ancora alle prime armi (ricordiamo infatti che il titolo è la prima opera degli sviluppatori messicani), ci sono però anche caratteristiche da elogiare. In primis il level design ed in generale la strutturazione degli enigmi ambientali che risultano essere ben bilanciati e studiati, e che sfruttano appieno le caratteristiche tipiche dei protagonisti che riusciranno a risolverli solo se sarete in grado di farli collaborare al meglio sfruttando i loro punti di forza. In secondo luogo ciò che ci ha colpito è il buon combat system ed in generale l’ottimo feedback che questo offre pad alla mano, segno che le basi del genere action sono nelle corde degli sviluppatori.


 

Ambientazione e Grafica

Il titolo possiede dei connotati tipicamente fantasy con toni fiabeschi, non molto originali né nelle premesse né tantomeno negli sviluppi della trama, ma sicuramente gradevoli. Ciò che però risulta essere il cavallo di battaglia di Greak: Memories of Azur è sicuramente il comparto artistico. Dei disegni semplici ma con ottime animazioni che regalano una resa complessiva originale e di impatto. Anche la diversità di ambientazioni è da sottolineare, prerogativa da non sottovalutare soprattutto considerando la tipologia di titolo di cui si sta parlando, infatti l’assenza di una minimappa obbliga necessariamente al giocatore a memorizzare bene i luoghi esplorati, così da non perdersi al suo interno.


 

Conclusioni

Greak: Memories of Azur è un indie sicuramente con qualche difetto, ma nel complesso gradevole da giocare. Considerando anche l’inesperienza di Navegante nello sviluppo, gli errori fatti in ambito di strutturazione di alcune meccaniche di gameplay si possono concedere, con la speranza ed in parte consapevolezza che l’esperienza fatta con questo primo capitolo gli possa essere utile per un molto probabile, visto il finale del gioco, secondo capitolo o comunque loro nuovo progetto.


 

Greak Pro Contro

PRO:

  • Combat system e feedback
  • Grafica veramente carina
  • Ottimi level design e puzzle ambientali
  • Protagonisti molto ben caratterizzati…

CONTRO:

  • …ma troppo complicati da gestire tutti insieme
  • Difficoltà del titolo non molto elevata
  • Trama e vicende un po’ troppo riciclati
  • Fasi platform da ritoccare in alcuni punti

Voi avete già giocato Greak? Che ne pensate?

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